Onorevoli Colleghi! - Negli ultimi anni il cinema italiano si è come adagiato su una certa autoreferenzialità, un atteggiamento che, tranne sporadici exploit, lo ha portato in una situazione che necessita di interventi decisi al fine di evitare che la crisi diventi irrimediabilmente strutturale. Non basta, cioè, cullarsi sui fasti di quel cinema italiano che ha riscosso nel passato notevoli consensi, ma è opportuno studiare un percorso che metta in condizione il cinema italiano di stare al passo sia con i tradizionali competitori che con quelli emergenti, come dimostra il trend in ascesa del cinema cinese.
È quindi opportuno avanzare delle proposte in termini di politiche di settore che contemperino l'aspetto culturale e quello più prettamente economico, prima che si consumi totalmente quella rendita di posizione che abbiamo nel tempo raggiunto ma che rischia oggi di esaurirsi.
Non dobbiamo poi dimenticare che, dal punto di vista economico, l'industria del cinema deve guardarsi anche dalla concorrenza che proviene da altri settori, molto aggressivi, dell'industria dei prodotti audiovisivi (televisione, home video, pay-tv, videotelefonini, Internet eccetera).
Evidentemente, così come è attualmente concepito, anche l'aiuto statale deve essere ripensato, poiché, nonostante i cospicui finanziamenti erogati fino ad oggi dal Fondo unico per lo spettacolo (FUS), il sistema non è riuscito non dico a decollare, ma, quantomeno, a sostenere le spinte provenienti dal mercato interno e quelle provenienti da quello internazionale, cosicché il sostegno statale si è rivelato mero assistenzialismo e non l'occasione per stare sul mercato. Non di rado sono state disperse risorse finanziarie per produzioni che avevano il solo merito di aver «impressionato» le commissioni