Onorevoli Colleghi! - Negli ultimi anni il cinema italiano si è come adagiato su una certa autoreferenzialità, un atteggiamento che, tranne sporadici exploit, lo ha portato in una situazione che necessita di interventi decisi al fine di evitare che la crisi diventi irrimediabilmente strutturale. Non basta, cioè, cullarsi sui fasti di quel cinema italiano che ha riscosso nel passato notevoli consensi, ma è opportuno studiare un percorso che metta in condizione il cinema italiano di stare al passo sia con i tradizionali competitori che con quelli emergenti, come dimostra il trend in ascesa del cinema cinese.
      È quindi opportuno avanzare delle proposte in termini di politiche di settore che contemperino l'aspetto culturale e quello più prettamente economico, prima che si consumi totalmente quella rendita di posizione che abbiamo nel tempo raggiunto ma che rischia oggi di esaurirsi.
      Non dobbiamo poi dimenticare che, dal punto di vista economico, l'industria del cinema deve guardarsi anche dalla concorrenza che proviene da altri settori, molto aggressivi, dell'industria dei prodotti audiovisivi (televisione, home video, pay-tv, videotelefonini, Internet eccetera).
      Evidentemente, così come è attualmente concepito, anche l'aiuto statale deve essere ripensato, poiché, nonostante i cospicui finanziamenti erogati fino ad oggi dal Fondo unico per lo spettacolo (FUS), il sistema non è riuscito non dico a decollare, ma, quantomeno, a sostenere le spinte provenienti dal mercato interno e quelle provenienti da quello internazionale, cosicché il sostegno statale si è rivelato mero assistenzialismo e non l'occasione per stare sul mercato. Non di rado sono state disperse risorse finanziarie per produzioni che avevano il solo merito di aver «impressionato» le commissioni

 

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competenti, salvo poi riscuotere severe bocciature al botteghino. Testimonianza di questa situazione è il confronto con i maggiori Paesi europei relativo ai biglietti venduti o al rapporto tra le quote di mercato del cinema italiano rispetto a quello americano.
      Con la presente iniziativa legislativa si vogliono creare le condizioni per superare l'attuale crisi del settore cinematografico italiano cercando di cambiare, soprattutto, la logica meramente assistenziale che lo ha retto finora. Punto di partenza di questo percorso è rappresentato dalla istituzione di un'Agenzia nazionale per il cinema che funga da supporto tecnico nei confronti del Ministero per i beni e le attività culturali nonché da elemento promotore di tutte le iniziative utili alla intera filiera. In particolare, la presente proposta di legge prevede il cambiamento della vecchia logica del FUS, che comunque continuerà ad esistere, introducendo, sulla falsariga di quanto avvenuto, per esempio, in Francia, una serie di misure e di incentivi fiscali che vanno ad incidere su tutto il settore e, soprattutto, il principio del «tax shelter» che si è già rilevato foriero di ottimi risultati in Irlanda e nel Lussemburgo.
      Rinviare senza motivi un intervento di questo tipo equivarrebbe a relegare la posizione del settore cinematografico del nostro Paese agli ultimi posti quanto a quote di mercato e a qualità del prodotto cinematografico, nonché a chiudere in malo modo una stagione d'oro del cinema italiano, che tutti ci riconoscono ma che deve ricevere un'iniezione di nuova linfa vitale nell'interesse dell'Italia e di tutti gli operatori del settore.
 

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